The Malta Experience - Missione IC a Malta
Quest’anno, tra le destinazioni previste dal percorso di MissioLab, è stata proposta anche quella minuscola isola del Mediterraneo così rinomata soprattutto come meta di vacanze estive: Malta. Ma tra le spiagge rocciose, le tracce delle civiltà preistoriche e dei cavalieri, e i vivaci locali notturni, si annida un’altra Malta, che spesso passa inosservata o rimane sconosciuta: si tratta della Malta quotidiana, fatta, tra le altre cose, di problemi e sofferenze di chi vive ogni giorno l’isola e le sue contraddizioni. È proprio questa la realtà in cui opera la comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice composta dalla direttrice Sr Maria Angeles, da Sr Mimoza e da Sr Tess, le quali hanno accolto e ospitato me e Sr Ilaria Fara per tutta la durata dell’esperienza missionaria, dal 30 giugno al 30 luglio.
La missione di questa piccola comunità FMA si occupa dell’educazione di bambini e ragazzi provenienti soprattutto da varie tipologie di famiglie povere e l’obiettivo, come ha detto Sr Mimoza, citando don Bosco, è far sì che i ragazzi crescano in tutte le dimensioni, diventando “onesti cittadini del mondo, buoni cristiani e futuri abitatori del cielo”. È una realtà ancora in fase di sviluppo, in quanto opera solo da un anno e mezzo nella località di Xghajra, dopo aver operato nella zona di Birzebbuga, ma ha già riscosso un grande successo presso i bambini! Una cosa che mi ha particolarmente colpito, infatti, è stata la gioia e l’entusiasmo con cui i ragazzi hanno partecipato alle attività, oltre all’allegra accoglienza che riservavano a tutti coloro che davano una mano, anche a chi, come me, era lì per la prima volta.
Durante l’anno, la comunità mette in atto un programma socio-educativo con sostegno scolastico e si occupa della gestione di un centro giovanile per ragazzi dagli 11 anni in su, mentre in estate organizza un Summer Camp per bambini a partire dai 6 anni, fino ad arrivare ai più grandi, di 15 anni. La mia esperienza missionaria, con Sr Ilaria, si è svolta proprio nell’ambito del campo estivo, iniziato il 3 luglio e terminato il 28. Le settimane erano organizzate in modo preciso, sotto l’insegna del tema principale: Be + live, giocando sulla parola inglese “believe”; il lunedì e il venerdì erano dedicati ad un sottotema sempre diverso (be home, be unique, be a true leader, live transforming, live for others, live loving), che veniva presentato all’inizio della giornata da una breve scenetta di teatro sulla vita di don Bosco, di madre Mazzarello o di uno dei giovani che hanno seguito i loro insegnamenti, dopodiché i ragazzi venivano divisi in gruppi basati sull’età per fare un’attività di riflessione sul tema, per esempio a me erano stati affidati i bambini del gruppo “Tree”, di 8 e 9 anni! Il lunedì, poi, si passava ai workshops, scelti dai ragazzi stessi, spaziando da attività di craft, a danza africana, musica o, nel mio caso, calligrafia cinese e flauto dolce. Il venerdì, invece, dopo il momento con il proprio gruppo, ci si dava ai giochi d’acqua, con le quattro squadre chiamate John, Main, Domenico e Laura! Il martedì e il giovedì, infine, erano dedicati alle uscite, in particolare il mare il martedì e una gita “fuori porta” il giovedì, come la visita al Malta Experience o al museo interattivo Esplora.
I momenti di riflessione sul tema e quelli dei laboratori sono stati i momenti in cui ho avuto più occasione di conoscere i bambini e legare con loro, ma sono stati anche quelli in cui sono stata messa maggiormente alla prova, ritrovandomi a gestire un gruppo, a dover trasmettere degli insegnamenti, e a riflettere anche su me stessa e sui miei limiti! Ogni momento passato con i bambini ricordava che la missione non è fatta solo di “dare”, ma anche di tanto “ricevere”. Una delle riflessioni più forti, poi, riguarda proprio Malta in sé. Prima di partire, infatti, non credevo che un’isola come Malta potesse essere terra di missione e avevo sempre immaginato l’esperienza missionaria come qualcosa di proiettato a luoghi più lontani, più remoti, e magari ai nostri occhi anche un po’ “esotici” forse. Ma era un’idea sbagliata. Conoscer
e la realtà maltese ed entrare in contatto con l’ “altra faccia” di questa isola mi ha fatto capire come la missione possa essere necessaria in luoghi più vicini a noi di quanto pensiamo, in luoghi quasi “insospettabili”. È questa l’immagine di Malta che vorrei far conoscere e conservare in me, come porterò sempre nel cuore i sorrisi di ogni bambino e il calore dell’accoglienza che ci ha riservato la comunità, con cui è nato un bellissimo rapporto.
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