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  • ALLA SCUOLA DELL’UMILTÀ - Missione in Benin

    “Entrate in punta di piedi con i sandali in mano” Questa è la frase che ci ha accompagnato in queste tre settimane di missione. Quest’ultima si è svolta a Cotonou, in Benin nella comunità delle figlie di Maria Ausiliatrice, salesiane di don Bosco, che sin dal primo istante ci hanno fatto sentire a casa. In questa esperienza siamo stati a contatto con diverse realtà che ci hanno mostrato alcuni aspetti di questa città affascinante e contraddittoria. Una delle realtà in cui abbiamo svolto il nostro servizio è stato all’interno dell’Oratorio Salesiano a Zogbo, quartiere di periferia di Cotonou. Qui abbiamo partecipato alle attività estive proposte, come basket, bricollage, calcio, danza e coro. Sono stati tanti i ragazzi che abbiamo incontrato, con cui abbiamo condiviso momenti di gioco e divertimento. Ci ha stupito come, girando per le vie del quartiere, abitato da tanta povertà, l’oratorio sia  uno dei pochi punti di incontro, o forse l’unico, spensierato e gioioso per i ragazzi di Zogbo. Quotidianità, complessità, fiducia  queste sono le parole che possono descrivere la realtà del “Foyer Laura Vicuna” presente all’interno della comunità che ci ha ospitato. Quotidianità : le ragazze che vengono ospitate qua vivono come una grande famiglia, condividendo non solo i momenti di gioia, festa e fraternità, ma anche, e soprattutto, quelli di fragilità, dolore e difficoltà. Complessità  : Ognuna di queste ragazze dietro e dentro di sé porta una storia segnata da sofferenza poiché alcune di loro sono vittime di violenza, abusi e maltrattamenti, ma nonostante questo in ognuna di loro si può vedere la forza, la speranza di un futuro migliore e tanto amore. Fiducia : le suore all’interno della comunità e tutte le educatrici si prendono cura di loro come se fossero delle figlie, cercando ogni giorno nuove opportunità per provare ad assicurargli un futuro migliore. Sebbene queste ragazze abbiamo una storia passata difficile, con il tempo si affidano e si lasciano amare con coraggio dalle FMA e da tutta la comunità educante. In queste tre settimane abbiamo vissuto con loro momenti di preghiera, gioco, ballo, laboratori di creatività e studio; inoltre non sono mancati momenti di condivisione dei loro lavori quotidiani, come cucinare, lavare panni e giardinaggio. Queste ragazze, nonostante le difficoltà che hanno incontrato e incontrano ogni giorno nella loro vita, continuano a sognare e si impegnano per realizzare i loro sogni e lo fanno affidandosi totalmente a Maria e a Dio, lasciandoci senza parole. “-Perché continui a fare quello che fai? -Perché?! Sono solo bambine, solo bambine” C. Nella città di Cotonou si trova il più grande mercato a cielo aperto dell’Africa occidentale, Dantokpa, che con conta circa 20 ettari di terreno. Nel cuore di questo grande mercato si trova la Baraque SOS, non un nome indicativo ma reale. Qui, grazie al lavoro delle assistenti sociali, le bambine che lavorano al mercato tutto il giorno trovano un luogo di riposo, ricreazione, divertimento e spensieratezza. Il nostro servizio qui si è svolto tra danze africane e danze italiane, braccialetti e perline, tra una partita di wari e l’altra, e disegni a volontà. Le bambine all’interno del mercato lavorano tutto il giorno in condizioni precarie, trasportando sulla testa merci di vario genere e di vario peso, avendo la possibilità di mangiare un solo pasto al giorno. Quando le ragazze varcavano l’uscio di quella porta, era come se avvenisse una magia, gli veniva restituito quello che gli avevano preso: l’essere bambine. Queste sono state per noi degli angeli custodi senza ali, perchè si sono prese cura di noi mostrandoci il loro amore e affetto e proteggendoci, diventando loro le adulte della situazione quando ci è capitato di uscire dalla Baraque per girare il mercato. Questa esperienza ci ha mostrato le diverse sfumature della missione speciale che questa comunità porta avanti ogni singolo giorno con amore e cura. Ogni sfumatura di questa missione porta per noi un colore diverso: il verde per la speranza, la fiducia e l’immensa fede che si sono percepite in ogni luogo da noi abitato e visitato. Il rosso è il colore dell’amorevolezza dell’affetto, del bene che aleggia sopra la città di Cotonou; il rosa è stato per noi il colore della cura, dell’attenzione e del riguardo avuti nei nostri confronti; il giallo descrive pienamente la gioia, l’entusiasmo e la serenità che hanno caratterizzato queste 3 settimane; il viola è stato il colore dell’umiltà e della semplicità della gente che vive lì, ma anche del sacrificio e della difficoltà che abbiamo incontrato in questa esperienza. Tutte queste sfumature si uniscono ad un filo: Il filo d’oro. “Questo filo d’oro, desiderio di Dio, è Dio. È lo sguardo della guida che guarda all’insù, è la preghiera di chi si sente piccolo, chi si sente peccatore, è lo sguardo verso i ragazzi che conduce, è lo sguardo verso i poveri che vuoi aiutare, è lo sguardo d’amore”. Gruppo Missionario Benin Angelica, suor Ester, Giulia, Matteo e Suraj

  • Un racconto a otto mani - Campo Biblico 2024

    Pov: è il mese di Aprile e stai pensando a come organizzare la tua estate. Quest’anno il campo biblico sarà un pellegrinaggio sui luoghi della vita di San Giovanni Bosco. Ci pensi: è un pellegrinaggio, quindi zaino in spalla e parecchi chilometri al giorno da fare; è agosto, fa parecchio caldo; vieni da un anno di lavoro o da una sessione interminabile. Okay, ti iscrivi. Così il 29 luglio siamo partiti, ognuno dalla propria città, e ci siamo messi in cammino. I primi due giorni li abbiamo trascorsi tra Castelnuovo don Bosco, dove Giovannino ha frequentato la scuola da ragazzetto, e Colle don Bosco, visitando la basilica, che ti accoglie col suo rivestimento in legno e la sua raffigurazione del Risorto, e la casetta de I Becchi. Lungo il cammino abbiamo incontrato la cascina Moglia e immaginato tra le vigne i momenti in cui Giovannino poteva studiare e confidarsi con don Calosso, suo “amico dell’anima”, prima guida spirituale. Sono i luoghi dell’infanzia e della crescita, i luoghi che hanno abitato l’immaginario del piccolo Giovanni Bosco e che hanno custodito il suo sogno di trasformare i lupi in agnelli. Nelle Memorie dell’Oratorio, che don Bosco lascerà ai suoi salesiani e ai suoi giovani, scrive che proprio con don Calosso scopriva per la prima volta cosa volesse dire “gustare la vita spirituale”: è parlando con lui che dirà di volersi fare prete “per avvicinarmi, parlare, istruire nella religione tanti miei compagni, che non sono cattivi, ma diventano tali, perché niuno di loro ha cura”. A guidare i nostri passi ogni giorno era un capitolo della Genesi. La Parola di Dio ha guidato la nostra riflessione e la nostra preghiera, proprio con la stessa dinamica di quando si cammina: si va avanti un passo dopo l’altro, senza soffermarsi troppo su quanti chilometri restano. Per me è stato bello arrivare a fine giornata e, nonostante la mia impressione di non aver avuto molti momenti di silenzio, sentire che lo Spirito avesse continuato a lavorare in me attraverso gli amici e la vita del nostro caro don Bosco. Un passo dopo l’altro, scoprendo nuovamente ogni giorno che siamo figli benedetti dal Padre. Siamo ora in cammino verso Chieri, è la prima grande tappa impegnativa e tutti insieme ci spostiamo verso una nuova sistemazione e andiamo alla scoperta della gioventù di Giovannino. Camminando ci siamo messi in gioco l’un l’altro: un piccolo gioco di conoscenza ci ha permesso di confrontarsi a coppie ed entrare in relazione. È stato estremamente piacevole e arricchente sapere di camminare insieme in questi giorni di pellegrinaggio, e non solo. Proprio come Giovanni parlava del suo amico Luigi Comollo, conosciuto proprio a Chieri, con il quale instaurò un forte legame al cui centro è sempre stato il Signore. Chieri rappresenta gli anni del discernimento, spesso ricordati- dallo stesso don Bosco- come ‘i migliori anni’. Abbiamo la possibilità di visitare la struttura del seminario e lì di ascoltare e meditare il brano della Genesi in cui il Signore fa visita ad Abramo e gli annuncia la promessa della discendenza. “Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo.” (Gen 18, 2) Abbiamo riflettuto sul passaggio, sulla bocca di Abramo, dal plurale al singolare rivolgendosi ai tre uomini fermi presso di lui; dell’arrivo inatteso del Signore, spesso nei momenti più ‘caldi’. È stato bello fermarsi nel cortile del seminario e raccogliersi in ascolto dello Spirito, probabilmente nei luoghi dove il giovane don Bosco trascorreva gran parte dei suoi silenzi negli anni del seminario. Altro giorno, altro cammino. Di certo questo campo ci ha lasciato un insegnamento per la vita: non si finisce mai di camminare. "E quando le vostre gambe saranno stanche...camminate col cuore" diceva San Giovanni Paolo II. Mai questa frase fu più azzeccata che per questi giorni. Don Bosco qui a Torino lo ha sperimentato. Proprio qui dove si è compiuto il suo sacerdozio e dove dunque si potrebbe credere che il suo cammino spirituale sia arrivato a compimento, egli mosse invece il primo passo. Un passo verso una strada nuova e antica, che lo aveva segnato sin dall’infanzia: quella con il Signore. Qui l’incontro con Bartolomeo Garelli nella chiesa di san Francesco d’Assisi e un Ave Maria che diede inizio a tutto. Un’amicizia verso un ragazzo di cui ancora non sapeva neanche il nome. Poi Valdocco: i giovani di Torino che chiedevano un amico e don Bosco che, senza sapere come, né con quali mezzi o risorse, per diventarlo diede tutto quello che aveva: sé stesso. Un’umile tettoia di un certo signor Pinardi, un cortile, delle pietre poste una ad una dai ragazzi che lo abitavano; una Casa che ancora oggi si apre al mondo e lo accoglie. Qui la nostra ultima tappa del campo Biblico in cui le figure di Giacobbe e di Giuseppe il re dei sogni ci hanno accompagnato nelle nostre riflessioni. Il primo nel capire che la preghiera non è altro che un faccia a faccia con Dio, una lotta con Lui in cui vince chi nella lotta ci resta: chi Lo cerca e chiede il Suo nome. Il secondo nel comprendere che la prima relazione che dobbiamo cercare è quella con il Padre, solo così potremo commuoverci al Suo irrompere nelle nostre vite. Giuseppe meditava sui sogni, ci restava e li affidava. Così dobbiamo fare noi con i nostri desideri di pienezza: abitarli, custodirli e affidarli, a partire dall’incontro con Dio nella Parola e nell’Eucaristia. Il momento centrale delle nostre giornate era proprio quello della Messa. L’ultima celebrazione del campo l’abbiamo vissuta all’interno della chiesa di San Francesco di Sales, per la cui costruzione hanno contribuito proprio i ragazzi di don Bosco. Un momento particolarmente forte per me è stato il canto finale: giullare dei campi. In poche note da una chitarra, delle voci e dei battiti di mani a ritmo, delle parole che continuano a riecheggiare nel tempo, ci ho rivisto la Valdocco di don Bosco. C’è un quadro posto presso l’altare dell’Immacolata che raffigura Domenico Savio e altri ragazzi in piedi, vicini alle panche della Chiesa. Mentre cantavamo il mio sguardo ne è stato catturato e lì ho pensato: “doveva proprio essere così quando c’eri tu”. Possiamo solo esserne grati. Sono stati giorni pieni e ricchi di profondità e di gioia. Ripercorrere i passi della vita di don Bosco accompagnati dall’ascolto della Parola e nella forma di pellegrinaggio è stato una Grazia. Farlo in gruppo è stato un valore aggiunto che ci ha uniti a tal punto da ritagliarci momenti nostri di preghiera, l’uno per l’altro, conoscendo nuove persone o riscoprendone delle altre. Un valore aggiunto che ci ha permesso di ricordarci ancora una volta quanto un sogno di un bambino di soli nove anni, se affidato, possa unire molti più cuori di quanto si possa immaginare. Cuori e volti che camminano come te e con te verso un’unica meta (una sola): il Paradiso, ma con percorsi Unici (diversi e originali, scritti a quattro mani col Padre). Colpisce come nonostante il tempo passi il carisma salesiano continui a crescere. Un dono dello Spirito per tanti che continuano ad entusiasmarsi per la fede incarnata nel servizio dei giovani per altri giovani. Perciò sì, “l’antica fontana del grande cortile” non butterà più acqua ora, ma è ancora vero che tu “aspetti qualcuno che ancora racconti l’amore alla gioventù.” Perciò possiamo solo dirti grazie perché, per un volere più grande, continui ad essere padre, maestro ed amico per tutti i giovani: quelli di ieri e quelli di oggi. Gaia Greco, Mattia De Santis, Sara Loffredo

  • Campo Bivio 2024 - Cosa significa ESSERE veramente animatori salesiani?

    Da Domenica 21 a sabato 27 luglio si è tenuto, come di consueto, il Campo Bivio, nell’edizione 2024. Dopo un anno di fermo, il Castagno d’Andrea, in Toscana, ha visto la storica partecipazione (record) di 66 persone: 55 ragazzi e 10 membri dell’equipe. Tre annate diverse si sono incontrate per portare a termine la propria formazione iniziale da animatori salesiani, raccogliendo le lezioni della pandemia, della Giornata Mondiale dei Giovani di Lisbona e del Forum MGS IC, e dandosi appuntamento per la formazione permanente. Caro campo Bivio, quante emozioni mi hai lasciato! Sei stato per me testimonianza vera della gioia che porta il donarsi agli altri totalmente. Mi hai insegnato l'importanza di vivere con gioia, umiltà e impegno, ispirata dagli insegnamenti di Don Bosco. La figura di Don Bosco è stata una presenza costante, non solo nelle parole dei nostri animatori, ma anche nello spirito di amicizia e amore che ha permeato ogni attività. Ho lasciato il campo con il cuore pieno di gratitudine e nuove prospettive sull'essere animatori salesiani. Condividere le proprie esperienze personali, i propri sogni e le proprie paure ha creato un legame profondo tra tutti noi e i membri dell'equipe. Questo campo mi ha lasciato più domande di quante ne avevo all'inizio, ma allo stesso tempo mi ha dato la forza per intraprendere veramente il mio cammino! Giorgia Manghi, Varazze Dopo aver imparato l’essenziale per diventare animatori con il Campo Base e aver conosciuto da vicino la vita di Don Bosco con il Campo Bosco, rimaneva ancora aperta la domanda: cosa significa ESSERE veramente animatori salesiani? La risposta a questa domanda l’abbiamo trovata grazie al Campo Bivio, un’esperienza che ci ha dato gli strumenti per capire veramente che cosa significa essere salesiani nelle nostre realtà, nei nostri oratori e nelle nostre scuole, ma anche nella vita di tutti i giorni. È stata una settimana veramente piena di gioia, crescita personale, confronto, riflessioni e anche tanto divertimento. Eravamo ragazzi e ragazze provenienti da realtà molto diverse tra loro, eppure tutti accomunati dall’amore che Dio ci dà, per fare la stessa cosa con gli altri. Il momento che mi ha colpito maggiormente è stato quello della formazione mattutina intitolata “ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare”, proprio perché ci si pone la domanda: perché? Perché siamo animatori salesiani? Lo siamo non perché lo abbiamo deciso, ma perché siamo stati chiamati da Dio e dobbiamo decidere se rispondere o no. Andrea Olla, Cagliari

  • Un telaio nelle sue mani

    Inizia tutto, come sempre, con la parola del Signore. Ad accogliere la nostra partenza è la parola del Vangelo secondo Marco: "e prese a mandarli due a due [...] ed ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone" [Mc 6, 7-13]. Ad accompagnarci, a uso e costume delle circostanze della modernità, non abbiamo fisicamente un bastone di sostegno a cui affidarsi nel cammino, ma la croce di un mandato missionario, segno indelebile del vero e primigenio sostegno: Gesù. Forti di questo, ogni mattina ci facciamo largo in punta di piedi a Piazzale Nenni per giocare coi ragazzi e le ragazze di questo luogo.  Periferico e desolato appare il mondo dei dimenticati, di chi non ha alternative, di chi vede e vive il buio come unica soluzione e possibilità. Il quartiere Paolo VI di Taranto , epicentro della nostra missione, vede e vive il buio da molto tempo e forse, ascoltando le storie di alcuni suoi protagonisti, da sempre. Chiamate a leggere nei cuori potenzialità di bene sono le Figlie di Maria Ausiliatrice che qui ogni giorno affrontano i vivai della criminalità. È grazie all'azione incessante e benevolente delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Suore, che ci insegnano ogni giorno come la missione sia un esercizio di fede e di gioia, di carità e di amore, di speranza e di passione. Giungere in un contesto così denso, monòtono e monotòno come Piazzale Nenni, luogo-filatore dell'intricato tessuto di strada di Paolo VI, getta il più saldo degli ideali nel circuito tortuoso della rivalutazione e del dubbio. Qui dove tutto sembra destinato a scivolare via tra roghi, cenere, mobilia, sporcizia, sterpaglie, calcinacci, disillusioni, vergogna e volti che preferiscono il nascondersi, ci muoviamo nel tentativo di costruire percorsi di speranza nella marginalità, stando tra di loro, cercando di incontrarli in modo autentico, senza fingere fiducia e facendogli capire che esiste un'alternativa alla cultura, quella rovinosa, della strada. Nel dare continuità all'attività svolta per le strade la mattina, accogliamo con gioia i bambini e le bambine al pomeriggio negli spazi dell'oratorio l'Aquilone, prendendo parte alle Olimpiadi della Pace , dove loro possono divertirsi ed imparare. Misuriamo nei vari "peccato che domani non ci sarete", "quindi sabato ve ne andate" o "qui mi sento come a casa" l'affetto che questi ragazzi, imparanti della vita, ogni giorno sono disposti a elargire. Diciamo "grazie", un grazie sentito e condiviso, che raccolga in sé i nostri desideri e le nostre speranze: essere telai , aghi e fili di un nuovo e fruttifero filato, quello che contribuirà, sotto le mani del sapiente Sarto, il Signore Gesù, a confezionare abiti a misura della dignità, a misura del rispetto, a misura dell'amore fraterno e umano, a misura del sostegno, a misura del cuore. Edoardo Belfiore e il Gruppo Missionario di Taranto Per approfondimenti leggere gli articoli estesi su: https://donbosco.it/un-telaio-nelle-sue-mani/ https://donbosco.it/dalla-strada-al-paradiso/

  • CAMPO BOSCO - Nei luoghi di Don Bosco

    Cos’è il campo bosco e cosa è stato per me? Il campo bosco è un campo formativo che si svolge presso i luoghi di vita di Don Bosco, dove ognuno di noi si può calare nel passato attraverso la propria mente e conoscere la realtà dei fatti. Riassumendo la giornata tipo in poche parole posso dire che venivamo svegliati e subito dopo colazione partivamo alla scoperta dei luoghi grazie al nostro pullman che ci ha accompagnato in questi giorni. Arrivati al luogo, camminavamo per vedere tutte le meraviglie e poi dopo pranzo, sempre con il pullman, raggiungevamo un’altra destinazione e a seconda della giornata vivevamo la celebrazione eucaristica proprio in quei posti. Tornati nelle stanze, ci facevamo la doccia, cena e infine la parte più bella, la serata dove ognuno di noi rideva a crepapelle. Parlare del campo bosco per me è un po’ difficile perché è stato il mio primo vero campo formativo, dato che l’anno scorso non ho fatto il campo base e l’unico campo fatto era stato il biennio nel 2021. Questa esperienza mi ha lasciato un qualcosa dentro di incredibile, ho conosciuto gente fuori dalla mia città, sono cresciuto come uomo, come amico ma anche nella mia vita emotiva. Ho conosciuto molta gente fantastica con cui ho fatto amicizia ed è stata in grado di trattarmi come se mi conoscesse da tanto tempo. In modo particolare devo menzionare un membro dell’equipe con cui mi sono subito trovato a mio agio e con cui ho parlato veramente tanto, al punto che quando ci siamo salutati per andare via mi è salita un po’ di malinconia. Ho apprezzato tutta l’equipe perché è stata bellissima. Fare questa esperienza mi ha riempito il bagaglio culturale ed emotivo di moltissime cose, calpestare i luoghi in cui è vissuto Don Bosco è stata un emozione davvero immensa ma se devo essere sincero il mio posto più bello è stata la casa dove è morto Domenico Savio, che è stato il posto in cui ho pianto per la prima volta al campo. Custodirò per sempre questa settimana con amore, pregando sempre e ricordandomi che ho vissuto una delle settimane più belle della mia vita. Lagrasta Francesco, Borgo Don Bosco

  • CAMPO ECOLOGICO 2K24: COSTRUIAMO LA PACE, CUSTUDIAMO LA TERRA

    Dall’8 al 14 luglio abbiamo partecipato ad un campo legato all'ecologia integrale; dunque, abbiamo svolto dei laboratori sul riciclo, formazioni inerenti al tema e lavori di sistemazione degli ambienti. In particolare, ci ha accompagnato la “Laudato Si’”, l’enciclica scritta da Papa Francesco e che tratta proprio questo tema. La giornata tipo si svolgeva in questo modo: dopo la sveglia alle 7:00, ci si lavava e si scendeva a fare colazione. Eravamo divisi in tre gruppi per svolgere i servizi comuni, cioè apparecchio e sparecchio, lavaggio piatti e pulizia bagni. Le tre squadre erano gli ECONINJA, i GREENBROS e gli EARTHCREW. La mattinata cominciava con un momento di preghiera e con la lettura di un passo del vangelo, seguito da un piccolo pensiero. Successivamente alcuni di noi si recavano nei centri di San Pietro e Morrecine per svolgere alcuni lavori insieme ai ragazzi della comunità “Soggiorno Proposta”, mentre altri invece rimanevano al Feudo, il luogo in cui alloggiavamo, per svolgere attività di giardinaggio, muratura, pulizia dell’ambiente e di murales.  Poiché ogni giorno era diverso dagli altri, è capitato che molti di noi partecipassero a dei i laboratori condotti da alcune volontarie che ci hanno insegnato ad utilizzare il telaio, a fare il sapone e la carta riciclata.  Inoltre, un giorno abbiamo anche fatto un’uscita in montagna nel Parco della Maiella. Verso le 13:00, grazie ad Agnese e alla qualità dei suoi piatti, pranzavamo e, dopo aver mangiato, avevamo un’oretta e mezza di relax in cui non è mancato il divertimento e durante il quale abbiamo avuto modo di conoscerci a fondo, passando del tempo insieme, giocando e scambiandoci tratti di noi. Alle 15:30 iniziava il momento della formazione organizzata dall’equipe grazie alla quale ogni giorno approfondivamo un capitolo dell’enciclica e aspetti differenti dell’ecologia integrale. Le formazioni sono state veramente ricche di insegnamenti e hanno fatto riflettere molto ciascuno di noi. Dopo, piccola merenda e poi tutti al mare a divertirci. Per quanto riguarda la sera principalmente si giocava.  Una sera sono venuti i ragazzi della comunità a cucinare per tutti la pizza, un’altra siamo andati in paese a mangiare il gelato, un’altra ancora abbiamo ascoltato le testimonianze dei ragazzi della comunità. Abbiamo capito che l'ecologia integrale non riguarda solo il rispetto della natura, ma anche l'integrazione con gli altri. Infatti, abbiamo imparato a non lasciarci frenare dai pregiudizi, ma a scoprire chi ci è attorno senza scartare nessuno perché l'apparenza inganna ed è possibile trovare un amico caro in qualcuno di inaspettato. Un insegnamento fondamentale che abbiamo appreso è quello dell'ascolto. In poco tempo, infatti, mostrando attenzione per l’altro abbiamo potuto scambiarci reciprocamente le nostre storie e ciascuno di noi ha regalato e lasciato un pezzetto di se stesso agli altri partecipanti del campo.   Rebecca Del Casale, Carlotta Russi - Oratorio di Vasto

  • Campo Base 1 2024 - Arcinazzo

    Avete mai immaginato un luogo dove ragazzi pieni di entusiasmo e speranza, con la voglia di diventare guide per le future generazioni di giovani, si riuniscono per imparare e crescere? È il “Campo Base”, svoltosi ad Arcinazzo dal 9 al 16 giugno 2024: un’esperienza stimolante all’insegna dei valori di Don Bosco, orientata a costruire una comunità di animatori. Siamo partiti con tanta voglia di metterci in gioco e pronti ad accogliere ogni proposta. Il “Campo Base” ci ha dato l’opportunità di crescere non solo dal punto di vista personale ma sopratutto spirituale, grazie a momenti formativi molto intensi, occasioni di confronto e preghiera, che ci hanno permesso di scoprire sempre di più la realtà dell’essere Animatori Salesiani. Particolarmente significativo nel nostro percorso è stato conoscere e leggere il Sistema preventivo di Don Bosco. Nonostante non ci conoscessimo prima, siamo riusciti a creare legami profondi con ragazzi da tutta l’Italia Centrale. La speranza è di continuare a crescere con loro. La ricchezza è proprio questa: confrontarsi con persone differenti tra loro, provenienti da realtà altrettanto diverse, ma tutte accumulate dallo stesso amore per Don Bosco. Mirko Pozzuolo, 16 anni da Genova FMA Greta Carlini, 16 anni da Macerata, Casa futuro.

  • Chiamati alla Speranza - MGS IC a Cagliari

    Dal 25 al 27 aprile 2024 si è svolto a Cagliari il Forum MGS IC dal titolo “Chiamati alla speranza”. Per partecipare a questo evento si sono messi in viaggio - destinazione Sardegna - circa 1000 partecipanti provenienti da tutto il territorio dell’Italia centrale. Il Forum MGS è l'evento di più ampia convocazione dei giovani dai 14 ai 30 anni del territorio, e quest’anno è giunto alla sua settima edizione. Il precedente Forum MGS si era svolto nel settembre 2020, in forma online e rivisitata a causa della pandemia da Covid-19. Questi tre giorni nel capoluogo sardo sono stati dunque l’occasione per ritrovarsi tutti insieme dopo un lungo stop. La proposta del Forum MGS prevede armonizzati l’annuncio di fede, la festa, la formazione personale, l’inserimento nella Chiesa locale e nel territorio, avendo ogni volta una tematica differente come filo conduttore. Per quest’anno i giovani partecipanti all’evento si sono focalizzati sul tema della speranza, prima di tutto partendo dalla loro esperienza personale e confrontandosi poi con il vissuto di alcuni testimoni. In un tempo caratterizzato da forti incertezze e buio esistenziale, i ragazzi hanno potuto riflettere sul fatto che, come giovani cristiani, sono chiamati ad un atteggiamento positivo che ricerca la luce di Cristo per illuminare le difficoltà più buie. Infine, il tema del Forum MGS ha permesso loro di inserirsi nella cammino verso il Giubileo del 2025 intitolato “Pellegrini di speranza”.

  • Ora il momento favorevole - EESSMM Toscana

    Non avevo mai partecipato agli Esercizi Spirituali. Per diversi motivi, ero sempre stata impossibilitata a farlo. Quindi questi erano i miei primi in assoluto. Devo dire che non sapevo esattamente cosa aspettarmi, speravo però che sarebbe stato un momento di profonda riflessione che sentivo vicina alla mia vita. Così è stato. Il titolo degli esercizi era “Ora il momento favorevole”. Per questo motivo le giornate sono state scandite da Lectio dei brani del Vangelo di Giovanni, ognuno dei quali rappresentava un’ ”ORA”. Queste per me sono state illuminanti, profonde e mi hanno permesso di entrare pienamente in ciò che stavo leggendo e meditando. Il modo in cui Suor Annamaria parlava e predicava queste Lectio mi ha catturato profondamente e mi ha aiutato nei miei momenti successivi di Meditatio e Oratio. Tutti gli esercizi sono stati contrassegnati dalla preghiera. In primis, ogni Lectio prevedeva un  momento lungo di riflessione e preghiera, abbiamo pregato Lodi, Vespri e Compieta, abbiamo  celebrato Messa. Il sabato pomeriggio c’è stata una bellissima Celebrazione Penitenziale sul  brano dell’adultera che per me è stato un momento molto prezioso e di profonda  consapevolezza. Il massimo culmine è stato raggiunto con un’adorazione notturna, legata al brano della Samaritana, dove abbiamo pregato perché possiamo riuscire ad essere acqua viva per gli altri. Non sono mancati momenti di comunione e vita fraterna, giochi, scherzi, condivisione di vita. Mi porto a casa le riletture di brani letti mille volte, ma che sono riuscita a vedere con uno sguardo nuovo. Mi porto a casa le condivisioni preziose dei giovani che mi stavano intorno, il momento penitenziale e i momenti di preghiera, dove sono riuscita profondamente ad entrare in contatto con Lui. Mi porto a casa i momenti vissuti insieme, in famiglia, come se fosse naturale vivere insieme. Mi porto a casa l’idea che sia ORA il momento favorevole per agire, per intraprendere la strada che Lui ha scelto per me.

  • Sulla strada da Gerusalemme a Gerico - Esercizi Spirituali Missionari a Loreto

    Gli Esercizi Spirituali Missionari svoltisi dal 24 al 26 Febbraio 2024 a Loreto sono stati per me una splendida occasione di staccare dalla frenesia che ormai regna nelle nostre vite e mi ha donato la possibilità (come sempre succede con gli Esercizi Spirituali) di avere dei momenti da dedicare esclusivamente alla preghiera e alla meditazione. La predicazione di don Nandino Capovilla, che ci ha accompagnato in questi giorni, si è rivelata inedita rispetto a ciò a cui siamo abituati. Invece di sviscerare un brano del Vangelo, ha utilizzato l’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco per offrirci spunti di riflessione che si affiancavano alle testimonianze della sua vita e di altre vite di cui ci ha raccontato. Man mano che avanzano le predicazioni il tavolino che era al centro del salone si riempiva di vite e di storie eccezionali, piene di difficoltà e fatiche e dolori. Tutte le storie che ha presentato e donato a noi don Nandino sono state per noi ispirazione ed esempio. Questo binomio tra l’enciclica e il materiale umano è risultato assolutamente efficace e diverse riflessioni tratte da capitoli dell’opera hanno risuonato molto dentro di me. In modo particolare sono rimasto affascinato dal paragrafo 277. In quest’ultimo il Santo Padre usa il meraviglioso termine “musica del Vangelo”, che mi ha rapito dal primo momento che l’ho letto e mi è subitamente entrato nel cuore. Nella sua predica a questo proposito, don Nandino ha esplicato l’importanza di mantenere viva questa musica del Vangelo nella nostra vita, poiché la musica porta gioia ed il Vangelo è l’annuncio della bella notizia. Proprio per questo perdere questa musica nella nostra vita sarebbe veramente un peccato gigantesco. Mantenere viva questa musica dentro di noi ci permette di far vibrare la gioia che ci dona il Signore tramite la Sua Parola e i Suoi doni. È fondamentale non far smettere di suonare questa musica poiché è ciò che ci permette di lottare ogni giorno per la dignità umana di ciascun individuo. Per collegarci al tematica centrale del nostro percorso MissioLab di quest’anno, il Signore ci chiede di metterci in ascolto dell’incessante grido d’aiuto dei poveri e della Terra e ciò che ci permette di farlo nel migliore dei modi è proprio la musica del Vangelo. Apre il nostro cuore all’accoglienza e alla sensibilità, aiutandoci ad imparare a farci, noi, prossimi. 277. La Chiesa apprezza l’azione di Dio nelle altre religioni, e «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che […] non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini». Tuttavia come cristiani non possiamo nascondere che «se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati. Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna». Altri bevono ad altre fonti. Per noi, questa sorgente di dignità umana e di fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo. Da esso «scaturisce per il pensiero cristiano e per l’azione della Chiesa il primato dato alla relazione, all’incontro con il mistero sacro dell’altro, alla comunione universale con l’umanità intera come vocazione di tutti» Per metterci all'ascolto del grido dei poveri nel mondo https://www.bocchescucite.org/

  • Il Signore mi ha chiamato e mi ha dato il potere…

    Gratitudine, integrazione e ascolto. Queste le tre parole che meglio riassumono il secondo incontro di Missiolab. Il 16 e 17 dicembre i giovani partecipanti al Missiolab hanno vissuto un weekend tra formazione, servizio e condivisione nel perocros proposto dall'animazione missionaria IC. Visto che il laboratorio missionario si svolge nei diversi territori dell'Italia Centrale, ogni gruppo ha vissuto in maniera diversa la propria esperienza di servizio, affacciandosi a realtà locali che si adoperano a comprendere il grido dei più bisognosi. Per cogliere l'unicità dell'esperienza abbiamo raccolto alcune brevi testimonianze dei giovani che hanno vissuto il weekend di servizio nel proprio territorio. LAZIO-UMBRIA Sabato 16 dicembre abbiamo prestato servizio presso Casa Scalabrini 634, una realtà che porge la mano a persone provenienti da ogni angolo della terra e che hanno, almeno inizialmente, bisogno di un tetto sotto cui vivere. Ci siamo occupati, assieme a chi abita la casa ed ai volontari, della festa di Natale, che rappresenta, nonostante le diverse religioni, un momento di gioia, spensieratezza e augurio di un futuro migliore. Dai giochi con i bambini fino alla preparazione dei biscotti di Natale, dai balli di ogni cultura alla tombola finale tutto è contornato da un sentimento comune: la solidarietà. Ebbene, nonostante le barriere culturali, linguistiche a volte e soprattutto di usi, ognuno di noi era perfettamente integrato all’interno della festa. In tutto ciò ci siamo sentiti immensamente grati dell’opportunità concessaci in quanto per noi è stato importante ascoltare ed essere ascoltati, al di là di ogni barriera che alla fine, come sempre, è risultata esclusivamente un mero pregiudizio! Domenica 17 abbiamo affrontato un passo della “Laudato Si” che ci accompagnerà per tutto il percorso. I temi trattati sono stati come sempre la relazione uomo-natura, base dell’enciclica, le relazioni con il prossimo, e il nostro impegno nella società. Certamente il weekend può considerarsi fondamentale per creare coesione nel gruppo, per gettare le fondamenta per rapporti che andranno via via migliorando lungo il percorso, e ne abbiamo avuto l’occasione proprio durante i due giorni trascorsi a Cinecittà, conclusi con la Santa Messa e il pranzo. TOSCANA Durante il weekend appena trascorso, il gruppo Missiolab Toscana si è riunito a Firenze per vivere tre giorni all'insegna del silenzio, della condivisione e del servizio. In questo contesto, ci siamo confrontati su temi fondamentali della "Laudato sì", concentrandoci principalmente sulla relazione con il prossimo e sulla capacità di comprendere e accogliere la chiamata del Signore. Una chiamata che ci concede la libertà di scegliere se accettarla o meno, rendendoci strumento nelle Sue mani. Con determinazione, noi giovani abbiamo risposto a questa chiamata, affidandoci al Signore e mettendoci al servizio di coloro che sono più bisognosi di noi. Le esperienze vissute sono state diverse: alcuni di noi hanno visitato una casa accoglienza per mamme con bambini, mentre altri si sono recati in una struttura che accoglie bambini ricoverati al Meyer insieme alle loro famiglie. Entrambi i gruppi hanno condiviso pomeriggi di giochi, laboratori e sistemazioni. In particolare, il primo gruppo ha contribuito all’organizzazione della casa accoglienza, pulendo alcune zone esterne e offrendosi per qualsiasi necessità. Il secondo gruppo, preparando varie attività manipolative, ha realizzato decorazioni natalizie con materiali di cartoleria insieme ai bambini e alle loro famiglie. Sono stati momenti intensi e bellissimi, durante i quali i nostri ragazzi hanno manifestato entusiasmo e desiderio di donare e ricevere amore. Il terzo gruppo ha vissuto un'esperienza significativa presso il carcere minorile. Nonostante il gioco che era stato pianificato (una versione rivisitata del gioco dell'oca) non sia stato realizzato, si è adattato alle esigenze dei ragazzi del carcere, trascorrendo del tempo a parlare, conoscersi, a giocare a biliardino e calcio, oltre che al jenga e alla Tombola. Le due ore sono volate, condividendo risate che rimarranno sempre nei loro e nei nostri cuori. Abbiamo compreso che, al di là delle attività pianificate, ciò che conta veramente è la presenza e il tempo trascorso insieme ai ragazzi. Parlare, condividere momenti, essere presenti: sembrano azioni semplici, ma in realtà sono quelle che fanno la differenza. MARCHE-ABRUZZO Un weekend di formazione e nuovi incontri in questo percorso di MissioLab per l’anno 2023/2024 che non poteva iniziare se non con una bella escursione nei pressi dell’Abbadia di Fiastra assieme a circa venti ragazzi di diverse nazionalità che risiedono alla Caritas di Macerata. Sveglia alle 7:30 e zaino in spalla, una volta arrivati all’Abbadia ci siamo messi in cammino fino ad arrivare alla cima di una piccola collina, dove abbiamo potuto ammirare i colli marchigiani e la varia vegetazione del posto. Le parole chiave sono state proprio “mettersi in cammino” e “semplicità”, è stato curioso infatti vedere quanto alcuni di loro erano meravigliati dalla bellezza dei vigneti e dalle lontane montagne, cose che noi diamo così per scontato. Mentre camminavamo, abbiamo avuto modo di scambiarci alcuni tratti delle nostre storie personali e dei nostri sogni: nonostante le apparenti differenze, tante sono le passioni e i sogni che condividiamo. Non sono mancati momenti di riflessione personale e comunitaria sui temi della Laudato Si e Laudate Deum: “perché ciò che è in questo mondo non è a nostro uso e consumo, ma a nostra disposizione” dove abbiamo riflettuto sull’importanza della cura del creato e della cura delle relazioni, perché si può essere missionari già lì dove uno si trova, curandosi di chi è al nostro fianco. La domenica pomeriggio abbiamo poi concluso il weekend con una tombolata, dove la rabbia e la gioia sembravano mescolarsi nei volti di ciascuno: forte era il desiderio che uscisse il numero che ciascuno aspettava. Aspettare e desiderare sono proprio le parole che ci portiamo dietro per l’arrivo del nuovo anno: perché possa essere un anno in cui ciascuno possa seguire i propri sogni nella tanto desiderata pace.

  • Meeting MGS IC 2023

    Sabato 9 e Domenica 10 settembre , presso l'Opera Don Bosco dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice al quartiere don Bosco, si è svolto il più numeroso Meeting della storia del movimento giovanile salesiano dell'Italia Centrale, con più di 560 presenze. Il Meeting è la più ampia convocazione ordinaria (annuale) del nostro territorio, superato solo dal Forum, che ha però una convocazione periodica e appunto straordinaria. In questo weekend ho potuto riabbracciare e fare memoria delle amicizie vere e dei rapporti significativi della mia vita. La possibilità di parlare e confrontarmi con i consacrati e giovani appartenenti al MGS mi ha dato energia e forza per cominciare questo nuovo anno pastorale. Quest’anno ho avuto la fortuna di poter aiutare nell’animazione di alcuni stand per i più giovani e mi ha fatto vedere questo evento da una prospettiva diversa. Ho potuto trasmettere loro quello che negli anni era stato per me il meeting e questo mi ha davvero reso consapevole di quanto si possa essere testimoni nella vita dei più giovani. Il tema dell’anno pastorale pensato sul sognare lo sento forte dentro me, e il poter regalare un mio sogno alla preghiera di qualcuno ricevendone uno in cambio mi ha fatto sentire figlia di uno stesso Padre con tutti i giovani e consacrati presenti. Confido che questo evento, riesca nel tempo a trasmettere le emozioni che ha trasmesso a me a tutti i giovani che parteciperanno, dando forza ed energia da portare nelle proprie case.

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