Negli ultimi tre anni la proposta pastorale MGS si è concentrata sul primo sogno di don Bosco, quello comunemente conosciuto come il “sogno dei nove anni”. Esso è stato l’avvio di un triennio di proposte pastorali ripartite secondo la seguente scansione:
“Nel cuore del mondo” : è stata messa a fuoco la realtà in cui siamo chiamati a vivere, a crescere e ad agire. Come il piccolo Giovannino fu invitato a stare al centro del cortile, anche i giovani si sono sentiti interpellati a vivere la loro esistenza nel cuore del nostro tempo, e ad essere proprio lì lievito, sale, luce.
Successivamente si sono approfondite alcune parole di Maria che nel sogno invitavano Giovannino Bosco a lavorare sul proprio carattere, ad assumere una personalità a tutto tondo: “Renditi umile, forte e robusto”. L’idea di fondo era che per essere degli educatori e pastori all’altezza della propria vocazione fosse necessario prima di tutto lavorare su se stessi, migliorandosi continuamente.
Lo scorso anno ci si è concentrati nella pedagogia e nella pastorale salesiana, intessuta di familiarità e confidenza, mansuetudine e carità. “Noi ci stiamo” era il motto che attestava la disponibilità di giovani ed educatori a partecipare al carisma salesiano con tutto se stessi. Veniva richiamato e sviluppato un modo originale di stare in mezzo ai giovani, oltre che uno stile preciso per vivere la giovinezza.
Tu vedi più lontano di me - segnaletica per tornare a sognare
Ora, come preparazione immediata alla ricorrenza bicentenaria del sogno dei nove anni (2024), è sembrato importante concentrare l’attenzione sulla possibilità e sulla capacità di sognare oggi. Come giovani e adulti, come educatori e pastori coltiviamo dei sogni e desideriamo sognare. Talvolta però la capacità immaginativa è ridotta e umiliata, e non permette di avere grandi sogni. Occorre allora chiarire e spalancare l’orizzonte, e non solo come bella metafora: aprirsi a un’attitudine promettente verso il futuro che lascia spazio a Dio ed entra in dialogo con Lui, accogliendo il suo punto di vista. Esattamente qui si inserisce e prende corpo la proposta pastorale per l’anno 2023-24: “Tu vedi più lontano di me”.
Il tempo della fatica e della fragilità che stiamo vivendo a livello sociale – pensiamo solo alla pandemia che ci ha accompagnato in questi anni, alle tante situazioni conflittuali tuttora in essere e alle tante forme di povertà che stanno emergendo – e anche a livello ecclesiale – pensiamo alla metamorfosi della Chiesa in questo nostro tempo, segnato da una diminuzione della pratica religiosa e da una rinnovata ricerca spirituale – ci invitano a riattivare la nostra capacità di immaginazione creativa, e insieme con essa la nostra disponibilità a sognare.
Dentro al logo della Proposta Pastorale
La scala esprime il dialogo d’amore che il Padre vuole intessere con ciascuno dei suoi figli/ie perché interpretino la propria vita “come missione” da vivere nella libertà e in relazione con Lui attraverso il suo Figlio Gesù. E’ tale rapporto che qualifica e dà valore al proprio tempo nel suo scorrere affascinante, inesorabile e responsabilizzante come lo scendere dei granelli in una clessidra.
Don Bosco, e con lui i nostri santi/e, si è fidato di un Dio che “vede più lontano” e ha saputo trascinare dietro sé giovani uomini e donne che hanno intravisto nel racconto dei suoi “sogni” i tratti di un carisma che prosegue l’azione di un Dio che interviene, accompagna, salva. Tra i tanti sogni il Quaderno di Lavoro ne ricorda tre: “il pergolato” (le rose), “le due colonne” (l’Eucaristia e la Vergine Maria), “le tre fermate” (il bastone del pastore) e ne declina una segnaletica per “tornare a sognare”.
Il sogno dei 9 anni, di cui quest’anno ci apprestiamo a celebrarne il secondo centenario, è sempre stato la spina dorsale della missione di don Bosco e di quanti l’hanno seguito. In esso c’eravamo anche noi... che da “lupi” siamo diventati “agnelli” grazie alla misericordia di Dio, che da semplici “agnelli” siamo diventati “pastori” (nella sua accezione più ampia); e quel “semplice sogno” continua anche oggi a ispirare e guidare anche noi perché “abbianola Vita e l’abbiano in abbondanza” (cfr Gv 10,10).